Le motivazioni del mancato sviluppo anche del turismo religioso

Breve analisi sul mancato
sviluppo del turismo religioso
Il turismo religioso rappresenta "solo" una tipologia delle tante offerte turistiche disponibili su ogni territorio, tuttavia se da un lato può essere un fattore trainante per lo sviluppo di tutto il settore turistico locale, dall'altro ne subisce i condizionamenti.

Premesso ciò, sono diversi i fattori per cui non non sempre avviene lo sviluppo del turismo religioso, spesso amplificati in tutti quei territori dove il turismo è proprio assente, ma sostanzialmente riconducibili alla mancanza di una cultura turistica.

I soggetti responsabili di questo mancato sviluppo sono tre, il clero che non ha avuto la forza, e talvolta perfino la volontà, di attivare la pastorale del turismo, le Istituzioni pubbliche territorialmente competenti, gli operatori turistici locali.

Il clero, infatti, nonostante abbia un ufficio diocesano preposto alla pastorale del turismo, tranne qualche rara eccezione, dovuta più che altro alla forte presenza di una domanda "turistica", risulta essere, purtroppo, come molti altri uffici, esistente solo sulla carta, tanto che molti ne ignorano perfino l'esistenza.

Tuttavia, è pur vero che i prelati non sempre dispongono dei mezzi minimi necessari per attivare agevolmente questa pastorale, anche perchè spesso l'attenzione è focalizzata principalmente sulle attività di evangelizzazione legate alla catechesi, seppure il ritorno, rispetto all'impegno profuso, è sempre minore.

Pertanto, il clero, non avendo ancora ben compreso l'importanza che ha la pastorale del turismo, sia in termini di strumento evangelico, sia per stimolare ed aiutare concretamente l'economia locale e, quindi, la propria comunità, non profonde alcuna energia per avviare un programma per lo sviluppo e l'organizzazione di questo settore.

Inoltre, bisogna anche considerare che le sollecitazioni esterne, oltre ad essere spesso estemporanee e disomogenee, si limitano, nella migliore delle ipotesi, alla creazione di una mappa, di sovente solo cartacea, senza affrontare minimamente il problema di come dovranno avvenire poi le visite, anche al solo fine di rendere fruibili luoghi non aperti al pubblico.

Infine, c'è pure una sorta di "resistenza" culturale nel clero, che non essendo sempre propenso ad avviare delle innovazioni interne, anche tecnologiche, non riesce a cogliere e percorrere le nuove strade, preferendo continuare nelle pratiche consolidate nel tempo, che, però, sempre più mostrano i limiti di non essere adeguate all'evoluzione costante che attraversa la società civile.

Chiaramente questa "inerzia" del clero, che non può essere considerata un alibi, pone le Istituzioni pubbliche preposte, ad iniziare dal Comune, per finire alla Regione, passando per l'Azienda di Promozione Turistica, nella condizione di non considerare adeguatamente il turismo religioso e tutte le positive ricadute per il territorio e l'economia locale.

Non a caso nel titolo di questo articolo ho specificato che queste sono le motivazioni del mancato sviluppo anche del turismo religioso e non solo, poichè, essendo le chiese, il principale attrattore turistico presente in ogni Comune d'Italia, se non c'è una precisa strategia per questo ambito, l'intera offerta turistica ne subisce le conseguenze.

Il turismo religioso, infatti, è una tipologia dell'offerta turistica locale disponibile, che per quanto possa "vivere" anche autonomamente, per essere completamente sviluppato, necessita sia di una preventiva organizzazione, sia di essere integrato in tutta l'offerta turistica, senza limitarsi, come spesso accade, alla mera esposizione artistica delle opere, ma considerando principalmente l'aspetto spirituale delle stesse, evidenziando i messaggi evangelici che intendono trasmettere.

Basti consultare un qualsiasi sito istituzionale di un Comune per verificare come questo non avviene, nella migliore delle ipotesi sarà possibile trovare una sezione con qualche foto ed una descrizione delle Chiese presenti sul territorio, più o meno articolata, ma che difficilmente è nella condizione di stimolare il turista a vedere quel luogo.

La mancanza di informazioni specifiche e, soprattutto, facilmente accessibili e fruibili, rende l'offerta turistica religiosa poco attrattiva, inibendo il possibile sviluppo del turismo religioso e la concreta possibilità di dare l'opportunità a qualche cittadino del posto di poter lavorare, senza considerare tutto l'indotto che si potrebbe sostenere, semplicemente mettendo in rete e valorizzando concretamente tutto questo "capitale".

Inutile continuare a stampare mappe su mappe, se poi i luoghi non sono accessibili, o se le persone che si occupano di accompagnare i turisti non dispongono di una preparazione minima, che consenta ai visitatori di scoprire l'essenza del luogo sacro che si sta visitando.

Infine, c'è una precisa responsabilità degli operatori turistici, legati anche loro a pratiche consolidate, che inibiscono la creazione di un'offerta turistica organica locale, e questo avviene soprattutto in tutte quelle località che non hanno una vocazione turistica, ma anche laddove si è sviluppato un unico tematismo turistico, ad esempio nelle località balneari, piuttosto che in quelle montane.

La mancata concezione di un turismo sempre più legato ed integrato con le attività da fare sul posto, comporta che molti "tesori" e bellezze locali non sono accessibili, giungendo perfino a casi limiti che se ne ignora perfino l'esistenza, sprecando tante ottime occasioni per effettuare una promozione del territorio a costo zero.

In questo modo si creare il corto circuito, in quanto non essendoci nessun soggetto, interno ed esterno al clero, che avvia una strategia per organizzare e sviluppare il turismo religioso, al fine di integrarlo con tutta l'offerta turistica locale disponibile, ovvero di stimolarla per avviare la creazione di un vero e proprio sistema turistico locale, relega anche questa offerta turistica ad un ruolo passivo, che nonostante tutto, vede comunque la presenza di molti turisti.

Chiaramente l'avvio di una strategia, per quanto è sicuramente un'azione necessaria, di per se non garantisce che questa sia la soluzione per l'attivazione dell'offerta turistica religiosa, ma consente sicuramente di iniziare un percorso per superare i motivi ostativi che non consentono la creazione di un sistema turistico integrato, disponendo di precisi indici di riferimento, da utilizzare nel tempo quali parametri per comprendere, sia quali sono le soluzioni migliori, sia se le strade intraprese sono quelle giuste.

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